L’anima di Napoli si schiude a chi è disposto a coglierla, e da allora ne resta incantato, quasi prigioniero.
Quell’anima si dipana per le strade antiche, accompagna lo sguardo ed i sensi, arriva nelle piazze incorniciate dai vicoli, si innalza nelle cupole delle chiese, senza perdersi nemmeno nel cielo azzurro, e continua a raccontarsi ad ogni passo ed in ogni pensiero.
Quando Napoli racconta, ci sono persone che prendono appunti.
Platone, nel V sec. a.C., affermava che le anime entrano in comunicazione mediante vibrazioni che si trasmettono dall’una all’altra, fino a fondersi indissolubilmente, e questo fenomeno comunemente è definito dagli uomini come amore.
Questo è quello che è accaduto per le due autrici che, incantate come da un sentimento d’amore platonico per l’anima di una città che sa scomporsi in frammenti anche estremamente contrastanti tra loro, hanno ascoltato il racconto di quell’anima, e l’hanno trasferito nelle forme a loro più congeniali, osservando gli stessi luoghi, percorrendo la stessa strada.
Nasce un racconto di parole e disegni:
l’incontro di due modi di sentire una stessa città e di due modi di metterla sullo stesso foglio che sanno raccontare quel che la città dice senza scrivere né disegnare.
Il processo creativo nasce dal profondo sentimento di fiducia che le autrici nutrono per i luoghi che si sono proposte di raccontare: partendo da un itinerario ideale, ricco dal punto di vista storico-artistico, interessante per l’architettura e la storia cittadina, hanno realizzato un lavoro che potesse suggerire suggestioni ed emozioni legate intimamente ai luoghi che le hanno ispirate.
Una strada, secoli di storia, ed una città che si racconta senza nascondersi.
La strada è Via dei Tribunali.
La storia è quella che comincia con le triremi greche che solcano il mare fino a Megaride.
La città è Napoli, che si racconta senza nascondersi.
Quel racconto è stato trascritto da Mary Cinque e Ilaria Iodice.
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