Mary and me – 3. Eduardo

Il signor Eduardo inforca le lenti

la fronte aggrottata, lo sguardo sereno,

le righe si susseguono fittea7

– graffiti irriconoscibili per i comuni mortali.

Ma gli occhi azzurri del signor Eduardo

decodificano l’indecifrabile nelle macchie blu di quello sguardo

e la scrittura antica

diventa come note scritte su un pentagramma

– lineare e cristallina.

Musica perfetta agli occhi di Eduardo

Da bambino manco sapeva leggere

Nemmeno aveva mai visto un libro

e adesso le lettere si mettevano in fila

e lui svelava i segreti dei faldoni impolverati e ordinati

piegato leggermente

portando il segno col dito

scandendo sillabe e parole,

spiegandole ai giovani.

Gli piaceva vedere i ragazzi

immersi nell’odore di carta tra gli scaffali altissimi nella sala fredda

dell’Archivio storico del Banco di Napoli.

Lui da ragazzo si era innamorato di quei volumi misteriosi

a6

dalla prima volta che aveva messo piede nell’ex-Monastero

i chiostri diroccati e l’archivio con gli arredi lignei

i tavoli di consultazione

il silenzio ammuffito e rassicurante

il rintocco ciclico di un campanile tra i vicoli

Aveva scoperto, invaso da quel silenzio

i dettagli più reconditi della sua Napoli

a2

L’amore era corrisposto tra lui e quei volumi

– lui interrogava senza parole e quelli rispondevano senza parlare.

Gli anni erano passati senza che lui se ne fosse accorto

a capo chino i suoi capelli si erano tinti di bianco

a

e mentre le parole si dipanavano sul filo delle righe strette

sfilavano in quel silenzio

nella sua testa

tutti i suoi ricordi

quando non sapeva leggere

e nel rifugio non c’era silenzio

a5

–  Non era uomo allora, Eduardo

portava ancora i calzoni corti

ma in fronte aveva due occhi affamati e affacciati sul mondo

La sirena gli faceva tremare i timpani e il petto

e mentre pensava a spingere sua madre con sua sorella

badava bene a dove metteva i piedi

e la notte, nella grotta di tufo

si radunava con gli altri compagni

La madre dormiva

la faccia contrita sul giaciglio

Dormiva il caporicovero

e loro risalivano la scala, quella che arrivava nel cortile

la città vuota, deserta

nel cielo della notte si aprivano come squarci i fasci di luce della contraerea

le strade buie, il motore degli aerei

e loro, impavidi

Scorrevano come un film davanti agli occhi del signor Eduardo

ordinate come le parole

a3

le sue passeggiate notturne da ragazzino

il batticuore nei vicoli

e poi quella volta

quella notte in cui entrarono nel Monastero

C’era umido e silenzio e scoppi di bombe

e nessuno, se non quei volumi

gli occhi di Eduardo affacciati sul mondo

capirono che quello era il panorama che volevano indagare

capire quei simboli strani

a4

– e là erano finiti i ricordi di Eduardo

tutti tra i faldoni, le sigle, le annotazioni di anonimi copiatori

lo studio si era fuso con la sua vita

e, finita la guerra, era iniziata la sua ricerca.

Ed oggi,

oggi lui è l’unico vero esperto dell’archivio

l’unico in grado di trovare le risposte

e a sapere quali sono le domande da porre a quei volumi

La gente in visita, le scolaresche

rimangono tutti rapiti dalla sua intimità con gli scaffali

dalle dita esperte, che portano il segno

ed ogni giorno lui è lì

anche adesso ed anche domani

e mai si estinguerà la sua presenza tra gli scaffali

poiché tra le parole in fila sono i suoi ricordi, la sua vita

ed ogni lettore dovrà leggere e leggerà senza saperlo

di Eduardo

poiché egli è l’Archivio.

 

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Disegni di Mary Cinque

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Leggi anche:

Intro
1. La via di casa
2. Carmela

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6 pensieri su “Mary and me – 3. Eduardo

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