Il cielo si stringe per entrare nei vicoli,
quando è il tramonto ed un azzuro pre-estivo si stinge tra le nuvole.
Una ragazza torna a casa,
ed il cielo stretto e costretto le ricorda entrandole nei respiri tutto quello che è cambiato.
Una sera tardi,
quella stessa ragazza mette il mascara chiusa in un ufficio,
l’ufficio è il suo,
il locale fuori la sua porta si riempie di persone,
la cercano, la conoscono, l’aspettano.
Quel posto antico,
dove di notte le ciminiere rimangono come nere sentinelle ad ascoltare il casino,
tutti i giorni mentre lavora
e tutte le notti mentre ci beve su
la riempie di speranze e di malinconia,
risucchiando ogni pensiero che non sia il lavoro.
Nell’ufficio c’è lei chiusa,
fuori il cortile con le macchine parcheggiate e gli intonaci cadenti,
dentro il computer e la stampante,
fuori le storie di un nobiluomo a cui il Re affidò l’impresa della Real Fabbrica,
dentro c’è il presente, i giovani, la musica,
fuori e sotto c’è la leggenda dei cavamonti e del monaciello,
alle porte della città,
sotto le imponenti torri di piperno, e immediatamente nelle vicinanze,
chi arrivava a Napoli entrando da Porta Capuana,
trovava quel posto, trovava il Formiello,
la lana,
l’esercito dei Borbone,
i detenuti.
L’immagine di se stessa nel piccolo specchio senza cornice
ancora una volta le entra dentro,
gli occhi verdi che prima non truccava mai,
le sere trascorse al pc a fumare,
senza uscire, senza conoscere nessuno.
La quotidianità stridente la riporta a quel passato profondamente diverso,
ed in questi piccoli momenti
fatti d’imprevedibili infinitesimali istanti
si esplica la parabola di un cambiamento radicale,
attraversato combattendo, e senza badarci troppo.
Alla ragazza sono cresciuti i capelli,
ha rivoluzionato il suo armadio, ha cambiato lavoro, e si sente come dopo un lavaggio in lavatrice.
Lo sporco è andato via, le macchie però le tornano nello sguardo, come ombre sulla vista di tutto ciò che è diverso da prima.
Nuove persone chiamano il suo nome,
sorrisi e abbaracci hanno nuovi sapori,
e spesso questa ragazza non sa come acconciarsi i capelli troppo cresciuti,
senza le geometrie di una frangia corta ed una rasatura entro cui rifugiarsi.
Ha perso qualcuno, che è rimasto indietro andando avanti,
ha trovato l’amore che inseguiva da sempre
per poi scoprire che non esiste l’amore perfetto.
Si perde negli sguardi e nelle parole cercando qualcosa a cui appartenere.
Quella ragazza era arrabbiata,
sapeva fare casino e litigare,
urlava dopo giornate passate nel sottosuolo della sua città.
Ora ha congelato le sue emozioni,
ed ha comprato un giobbotto di pelle.
I suoi pensieri prendono aerei e inseguono persone.
Lei cammina col cielo infilato tra i vicoli,
e nelle tasche a piccoli frammenti,
aspettando di liberarlo nell’azzurro di un’estate
con le nuvole stagliate ben lontano, all’orizzonte.
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Disegni di Mary Cinque
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